domenica 18 novembre 2007

Avon e Tentori

a partire dal giugno 1964 l'intervento di Avon e Tentori si incunea all'interno di un impasse generale, dovuto alle sostanziali differenze tra comitato superstiti e tendenze progettuali di Samonà. Ma allora come adesso la politica svolgeva un ruolo di primo piano e, in vista delle elezioni, le decisioni da prendere divengono improvvisamente malleabili. L'amministrazione comunale rimanda l'approvazione del Piano Particolareggiato ed accetta parte delle osservazioni del comitato. L'accordo preliminare prevede di innestare sulla base del piano di Samonà, un sistema edilizio che il comune avoca a sè. Avon e Tentori divengono dei conciliatori di interessi e sono incaricati di studiare una terza via che provochi meno dissidi. Sinceramente non capisco come nemmeno nel seguito di catastrofi che segnino paesaggi ma sopratutto persone si possa trovare il tempo per speculazioni filosofiche e ritardare la ricostruzione. Da un lato questo comitato si oppone a tutto ciò che non è tradizione. Gente di montagna, vecchi superstiti, persone ancorate a ricordi e tradizioni che durante gli anni sessanta potevano percepire poco, rispetto ad oggi, del contesto nazionale ed internazionale. Dall'altro un Samonà innovativo che importa modelli e sistemi poco italiani, senza fare i conti con il popolo e le motivazioni di chi vive i luoghi e non è disposto a spazzare via tutto e ripartire senza almeno un punto di partenza. Poi le elezioni in arrivo quindi interessi politici ed economici che seppure in quel piccolo cosmo disastrato portano all'incarico di Avon e Tentori. Al di là di giudizi positivi o negativi che solo la storia saprà dare, non sarebbe bastato un semplice confronto impostato su basi più costruttive? E oggi stiamo parlando di TAV...

venerdì 16 novembre 2007

link


http://ilcimiterodilongarone.blogspot.com

l'ordine di ricostruzione


Longarone diviene una sorta di simbolo della ricostruzione, associando alla sua ripresa una funzione primaria nel contesto locale e non solo. Proprio Longarone viene individuato come polo commerciale e industriale, realizzando una serie di strutture sanitarie e scolastiche di primaria importanza, tese a soddisfare un ampio bacino di utenze. Viene prevista la delocalizzazione delle residenze, da realizzarsi nella parte alta del pendio, con tipologie multipiano a schiera, portando nel bacino della piana gli insediamenti produttivi e le altre attività. Figuriamoci la reazione del comitato supersiti di fronte a queste questioni! La proposta di una tipologia a schiera nel contesto non era proprio ben vista da chi della tradizione faceva perno, sopratutto per la continuità della soluzione, senza interruzioni. L'influenza di Le Courbusier era più che evidente ma le soluzioni proposte da Samonà e dal suo gruppo erano un pò troppo azzardate per il contesto e la mentalità locale. Questa immaginava una riscostruzione dello stato precedente al disastro, con tipologie residenziali di piccola dimensione, dal tipico carattere locale. Ecco che appare l'architetto Edoardo Gellner, supportato dal comitato superstiti.

martedì 13 novembre 2007

siamo sempre in Italia

In quella che viene definita come "complicata vicenda della ricostruzione" si delinano due tendenze che si contrapporranno come fazioni creando ritardi proprio nella ricostruzione. Non a caso dopo otto mesi dalla tragedia si è all'incirca al punto di partenza. Da un lato Samonà, al tempo direttore dello IUAV di Venezia, dall'altro il comitato superstiti, un gruppo di cittadini formato da sopravissuti (ma non solo). A quello che è un piano urbanistico di ampio raggio, fino a coinvolgere ben 29 paesi, si contrappone una visione locale, tesa a ricostruire Longarone così com'era, secondo schemi tradizionali che poco avevano a vedere con un "modernismo" del gruppo di Samonà. Innovazione contro tradizione? O semplicemente italiani...

Interessante è...


...come il piano urbanistico abbia coinvolto persone di diversa provenienza e preparazione. Il progetto, infatti, viene redatto da Giuseppe Samonà, il quale si avvale di un economista (Nino Andreatta), di un sociologo (Alessandro Pizzorno) e di altro personale tecnico. La visione del piano, pertanto, non è settoriale e strettamente di impronta tecnica ma grazie ad apporti esterni diviene una sorta di visione globale per una nuova urbanità.

sabato 10 novembre 2007

il tema è...

...una proposta di analisi della ricostruzione di Longarone a seguito del disastro del Vajont. Ho fatto una prima ricerca bibliografica e mi consola il fatto che esista numeroso materiale su cui lavorare. Adesso basta darsi da fare. Prossimo weekend via di corsa a Longarone per gita alla biblioteca locale e foto del luogo. Nel frattempo mi resta un saggio di Guido Zucconi "Longarone 1964-1972, nella città ricostruita", trovato nella bilbioteca civica a Pordenone.